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sabato 5 novembre 2011

POSTIAMO ARTICOLO DI A. MISIANI SUGLI EFFETTI DELLA FINANZIARIA 2011 NELLE POLITICHE SOCIALI:

Finanziaria 2011: fine delle politiche sociali?


Il drastico ridimensionamento deciso con la manovra finanziaria per il 2011 dei fondi statali di carattere sociale potrebbe segnare la fine di importanti politiche socio assistenziali. E’ uno dei dati più eclatanti che emerge dai numeri del Disegno di legge di stabilità 2011 (A. C. 3778) e del Bilancio di previsione 2011 dello Stato (A. C. 3779).
Il taglio più significativo riguarda il Fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS), istituito dall’art. 59, comma 44 della Legge 449 del 1997. La configurazione del fondo è stata ridefinita dall’art. 80, comma 17 della Legge finanziaria 2001 e dall’art. 20, comma 8 della Legge 328 del 2000 (“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”). Da ultimo, l’art. 2, comma 103 della Legge finanziaria 2010 ha stabilito che gli oneri relativi ai diritti soggettivi (agevolazioni a genitori di handicappati, assegni di maternità, assegno ai nuclei familiari, indennità per i lavoratori affetti da talassemia major) in precedenza finanziati dal riparto del FNPS, sono finanziati tramite appositi capitoli di spese obbligatorie iscritti nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Allegato: NENS Finanziaria 2011 e politiche sociali - aggiornamento approvazione definitiva.pdf

Le risorse del FNPS, che rappresenta la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, contribuiscono in misura decisiva al finanziamento della rete integrata dei servizi sociali territoriali attraverso la quota del fondo ripartita tra le regioni (che a loro volta attribuiscono le risorse ai comuni, che erogano i servizi ai cittadini in conformità ai Piani sociali di zona).
Al netto delle risorse dedicate ai diritti soggettivi gli stanziamenti del Bilancio di previsione dello Stato relativi al FNPS – destinati in gran parte alle regioni - erano pari a 939,3 milioni nel 2008. Nel biennio successivo il governo Berlusconi ha deciso una prima, drastica riduzione fino ai 435,3 milioni previsti per il 2010. Per il 2011 si prospetta, di fatto, lo smantellamento del Fondo con uno stanziamento abbattuto a 75,3 milioni di euro (-82,7% rispetto al 2010).
Poiché tale somma basterà a malapena a coprire l’attribuzione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dal 2011 le risorse destinate alle regioni (progressivamente diminuite, come evidenzia un recente Dossier della Conferenza delle regioni, dai 670,8 milioni del 2008 ai 518,2 milioni del 2009 fino ai 380,2 milioni del 2010) verranno azzerate, compromettendo dieci anni di lavoro di costruzione della rete territoriale dei servizi sociali.

La manovra di bilancio per il 2011 cancella ogni stanziamento per il Fondo per la non autosufficienza, istituito dall’art. 1, comma 1264 della Legge finanziaria 2007 e finalizzato a garantire su tutto il territorio nazionale l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali in favore delle persone non autosufficienti. Le risorse destinate al Fondo, pari nel 2007 a 100 milioni (di cui 99 attribuiti alle regioni), erano salite a 300 milioni nel 2008 (di cui 299 alle regioni) e a 400 milioni nel 2009 (di cui 399 alle regioni) e nel 2010 (di cui 380 alle regioni). La cancellazione del fondo è un passo indietro molto negativo, in un Paese dove – come ricordato da una recente Ricerca promossa dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali – a fronte di almeno 2,6 milioni di persone non autonome nello svolgere le normali funzioni quotidiane le risorse pubbliche destinate a sostenere le disabilità e la non autosufficienza sono assolutamente esigue in rapporto a quanto accade nel resto d’Europa.

Il Fondo per le politiche della famiglia, istituito dall’art. 19, comma 1 del Decreto legge 223 del 2006, era destinato a finanziare il funzionamento dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, l’elaborazione del Piano nazionale per la famiglia, il sostegno delle adozioni internazionali, le iniziative di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il fondo di credito per i nuovi nati e alcuni interventi relativi ad attività di competenza regionale. Se nel 2008 il Fondo poteva contare su 346,5 milioni, nel biennio successivo gli stanziamenti sono stati dimezzati (186,5 milioni nel 2009 e 185,3 milioni nel 2010). Nel 2011 le risorse destinate al Fondo verranno ridotte del 71,3% rispetto al 2010, scendendo a 52,5 milioni. Con buona pace di tanta retorica sulla necessità di un welfare più orientato verso le famiglie.

Il Decreto legge 223 del 2006 aveva anche istituito (art. 19, comma 2) un Fondo per le politiche giovanili finalizzato al finanziamento di progetti di progetti per la promozione del diritto dei giovani alla formazione culturale, professionale e all’inserimento nella vita sociale (attraverso interventi riguardanti il diritto all’abitazione e l’accesso al credito). Nel 2008 il Fondo era stato finanziato con 137,4 milioni, poi scesi a 79,8 milioni nel 2009 e 94,1 milioni nel 2010. Nel 2011 gli stanziamenti saranno ridotti a 32,9 milioni (-65% rispetto all’anno precedente).

Molto significativo è il pesante ridimensionamento del Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, previsto dall’art. 11, comma 1 della Legge 431 del 1998. Obiettivi del Fondo sono la concessione, ai conduttori aventi i requisiti minimi richiesti, di contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione nonché il sostegno delle iniziative intraprese dai comuni tese a favorire la mobilita' nel settore della locazione attraverso il reperimento di alloggi da concedere in locazione per periodi determinati. Nel 2008 il Fondo aveva ricevuto risorse per 205,6 milioni. Nel biennio successivo gli stanziamenti erano stati ridotti a 161,8 milioni nel 2009 e 143,8 milioni nel 2010. Nel 2011 il Fondo sarà praticamente cancellato, con la riduzione delle risorse disponibili a 33,5 milioni (-76,7% rispetto al 2010). Nello stesso anno dovrebbe essere introdotta, nelle intenzioni del governo (art. 2 dello schema di Decreto legislativo sul “federalismo municipale”), la cosiddetta “cedolare secca sugli affitti” con la previsione di un’aliquota unica del 20% per la tassazione dei canoni di locazione relativi agli immobili ad uso abitativo. La cedolare secca comporterebbe, elaborando i dati della Relazione tecnica del decreto, un risparmio per i proprietari immobiliari pari a ben 852 milioni annui.

Sono stati azzerati negli anni scorsi il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati, istituito dall’art. 1, comma 1267 della Legge finanziaria 2007 (i 100 milioni stanziati nel bilancio di previsione 2008 sono stati cancellati dal Decreto legge 93 del 2008. Nessun finanziamento è stato previsto negli anni successivi) e i fondi destinati al Piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territo-riale dei servizi socio educativi per la prima infanzia previsto dall’art. 1, commi 1259-1260 della Legge finanziaria 2007 (finanziato con 446 milioni nel triennio 2007-2009, di cui 100 milioni nel 2009, dal 2010 non è stato più rifinanziato). Quasi del tutto smantellato è anche il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, istituito dall’art. 19, comma 3 del Decreto legge 223 del 2006: dai 64,4 milioni stanziati nel 2008 si è passati ai 30 del 2009, ai 3,3 del 2010 e ai 2,2 dal 2011.

Il Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, introdotto dall’art. 1 della Legge 285 del 1997 e destinato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale a favore dell’infanzia e dell’adolescenza è invece rimasto sostanzialmente invariato: 43,9 milioni nel 2008 e 2009 e 40 milioni nel 2010 e seguenti.

Sono stati drasticamente tagliati, infine, gli stanziamenti destinati al Fondo nazionale per il servizio civile degli obiettori di coscienza, istituito dall’art. 19 della Legge 230 del 1998. Dai 299,6 milioni del 2008 si è scesi a 171,4 milioni (2009) e 170,3 milioni (2010). Dal 2011 le risorse per il Servizio civile nazionale (SCN) verranno abbattute a 113 milioni (-33,6% rispetto al 2010).
Dopo il picco toccato nel 2006 (4.100 progetti finanziati e 45.890 volontari avviati), il SCN ha registrato negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento. Nel 2009 sono stati finanziati 2.154 progetti con l’avviamento di 30.377 volontari. Dei 29.878 volontari avviati in Italia 18.238 (il 61% del totale) sono stati impiegati nel settore dell’assistenza. Il taglio dei finanziamenti è destinato a produrre un ulteriore, forte calo delle attività di valenza sociale promosse dal SCN.

Conclusioni

I dieci fondi a carattere sociale presi in esame (quattro dei quali istituiti nel 1997-1998 e sei nel 2006-2007) potevano contare, nel 2008, su stanziamenti complessivamente pari a 2 miliardi e 520 milioni nel bilancio di previsione dello Stato. La diversa scala di priorità del nuovo governo di centrodestra, insieme alla crisi dei conti pubblici, ha dato luogo ad un netto calo delle risorse statali destinate alle politiche sociali, scese ad 1 miliardo e 851 milioni nel 2009 (-30,5%) e 1 miliardo e 472 milioni nel 2010 (-15,9%). La manovra di bilancio per il 2011 ha segnato un ulteriore, drastico taglio, abbassando gli stanziamenti di bilancio a poco più di 349 milioni. Una riduzione di tali proporzioni (-86,1% tra il 2008 e il 2011) avrà come inevitabile conseguenza la cancellazione o il ridimensionamento di una moltitudine di iniziative e servizi, molti dei quali gestiti da enti territoriali a loro volta colpiti duramente dalla manovra di finanza pubblica. E’ una prospettiva decisamente negativa per un Paese colpito dalla crisi occupazionale e sociale peggiore del dopoguerra.

A. Misiani

lunedì 31 ottobre 2011

NO CUT DAY 3, UN SUCCESSO DI PARTECIPAZIONE!!

Il no cut day 3 di sabato 29 è stato un successo. Giornata iniziata con la partecipazione al flash mob di disabili e famiglie con la partecipazione di oltre 100 persone, si è conclusa con un a bellissima festa al tpo che ha visto la partecipazione di circa 600 persone, ovvero un successo inaspettato. Ringraziamo tutti coloro che hanno permesso la riuscita della nostra "festa dell'orgoglio educativo", il coordinamento che ha ideato e realizzato la festa, i volontari-educatori che hanno dato una mano per la gestione bar, cucina, ingresso etc etc, i gruppi che hanno condiviso la nostra battaglia "neanche mezz'ora di meno" Etnia supersantos, Nonsonounginecologomaunocchiataladolostesso, le tremende, delenda noia e tette biscottate, i dj Anne Bonnie e Rox, il tpo e infine tutti/e voi che avete riempito il Tpo. Un sincero ringraziamento a tutti/e che credono nella nostra mobilitazione e che ci danno la forza e il coraggio di continuare nella nostra battaglia "NEANCHE MEZZ'ORA DI MENO!!"


domenica 30 ottobre 2011

Bologna, Piazza Nettuno 29 Ottobre 2011, flash mob dei disabili e delle famiglie


La lotta dei disabili e delle loro famiglie è la lotta della dignità contro l'indegnità, della tenerezza contro l'aridità. E' la nostra stessa lotta.
Per questo li vogliamo qui ringraziare: per averci permesso per un pomeriggio di lottare insieme a loro.

Educatori contro i Tagli

Dal Fattoquotidiano.it:

Bologna, la protesta degli handignados
“Noi, invisibili perché disabili” (video)

Oltre cento persone con gravi handicap simulano - sdraiati a terra - la loro morte. "Siamo stati uccisi una seconda volta dai tagli del governo al welfare"
Il suono della tromba da stadio si diffonde in un’eco da una parte all’altra della piazza, mentre il brusio diffuso viene soffocato da un silenzio immobile. Tutti si sdraiano a terra, simbolicamente ‘morti’ per più di quattro lunghi minuti di silenzio, trasformando il Nettuno lassù nelle vesti di spettatore privilegiato, illuminato dalla la luce del sole che, sperata e invocata, avvolge in un abbraccio chi si stringe l’uno all’altro.

In questo modo il popolo degli ‘handignados’ ha dato il via al flash mob che ha visto protagonisti, questo pomeriggio in piazza Nettuno a Bologna, più di 120 persone, da quelle disabili, ai loro familiari, agli educatori sociali e a tante, tantissime persone che hanno deciso di solidarizzare con quell’olocausto di tagli che rischia di trasformare la loro vita in un vero e proprio incubo. Così mentre una catena di persone giace a terra immobile, simbolo del rifiuto di una vita che, davvero, vita non è, tanti passanti e curiosi si fermano, scrutando quanto accade. Chi rivolto verso il cartellone sventolato da due bimbi down ‘E noi?’.
 
Chi incuriosito, scatta qualche flash per immortalare il momento. Poi, dopo un silenzio surreale, la tromba da stadio risuona nuovamente. E allora tutti si rialzano accompagnati da un lungo e intenso applauso, quasi a voler dare ancora più forza alla battaglia comune. Una battaglia che si pone come obiettivo la lotta contro tagli che, tradotti, andrebbero ad incidere sui fondi di autosufficienza, sui fondi di cura, e su tutte le sovvenzioni che dovrebbero essere per tutti i disabili un diritto, e non una condizione opzionale dettata da crisi o ‘razionamenti’ vari. Quei fondi che per un portatore di handicap rappresentano una ‘conditio sino qua non’ per avere una vita dignitosa e che negli ultimi due anni ha subito un taglio del 63,4%. Trascinando così familiari e disabili nel paradosso, come raccontano le testimonianze di chi la disabilità la vive tutti i giorni.

“Partecipo al flash mob – racconta Simona, madre di un bimbo affetto da epilessia – perché credo che sdraiarsi a terra in silenzio comunichi più di mille altre parole. Partecipo perché a mio figlio, affetto da una grave epilessia, sono state tolte delle ore di sostegno nella scuola media che frequenta qui a Bologna. Mancano le ore, mancano i fondi, ma voglio vedere se succede qualcosa a mio figlio mentre non ci sono gli insegnanti di sostegno che cosa succede. E non parliamo poi delle sovvenzioni. Ma perché i politici invece di blaterare tanto non vengono a passare solo una giornata a casa con mio figlio? Forse solo così si possono rendere conto che i tagli trasformano la sua e la nostra vita in un massacro”.

Così quello striscione sventolato al cielo ‘Non ho voce ma sono qui’, raggruppa le ragioni di chi, nell’indifferenza di molti, decide di esserci, di fare della propria voce un’azione concreta. Come i genitori di un ragazzo disabile che, mentre mostrano con orgoglio il loro striscione, affermano: “In Italia l’erosione del welfare è vergognosa, si parte dal Governo per arrivare a regioni e amministrazioni comunali che pensano a tagliare le sovvenzioni alle persone disabili. Basti pensare che un deputato prende 14.045 mila euro al mese, un senatore ne prende 14.943 mentre un disabile prende dai 250 ai 700 euro al mese. Allora chi è un peso per la società?”. E Daniela promotrice dell’iniziativa e responsabile dell’Orsa, precisa: “Siamo qui perché di fronte alla gravità della situazione vogliamo mobilitarci in maniera pacifica e dire no ad un massacro dei diritti fondamentali dei nostri figli e di tutte le famiglie. Se mancano i fondi le istituzioni devono assisterci lo stesso”.

Tante le associazioni come ‘Anffas’, ‘Aliante’, ‘L’officina di sostegno’, ‘Passo passo’, ‘La consulta delle associazioni’, ‘Percorsi di pace’ e ‘Orsa’, che hanno deciso di prendere parte all’insolita ‘presa di piazza’. Come afferma Liana di ‘Aliante’: “Siamo qui per fare capire ai politici che i diritti di chi non ha voce non si possono calpestare. Ci tolgono la possibilità di curarli, di educarli e di riabilitarli. Questo non è welfare, questo è fregarsene”. Tra le tante associazioni, hanno partecipato anche il coordinamento degli Educatori Uniti Contro i Tagli di Casalecchio e quello degli educatori di Bologna, entrambi uniti dalla lotta contro i tagli e contro lo smantellamento del welfare. ‘Neanche mezz’ora di meno’, come riporta un loro striscione, si è unito così simbolicamente al significato profondo di un flash mob che nel silenzio ha trovato una nuova arma per spezzare parole inutili. Come recitano le rime di una poesia scritta dal padre di un ragazzo disabile ‘Il silenzio è vicino, è lontano lo tocchi con mano, lo senti nel vento e ti senti contento. Il silenzio ti fa navigare in mille pensieri qui finti e qui veri’. E il silenzio del flash mob contro l’olocausto dei disabili di pensieri veri ne ha avvolti davvero tanti.

di Carmen Pedullà