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martedì 24 dicembre 2013

BUONE FESTE COLLEGHE E COLLEGHI, COMPAGNE E COMPAGNI!

BUONE FESTE COLLEGHE E  COLLEGHI, COMPAGNE E COMPAGNI

Se ne va il 2013, finalmente. E come ogni cosa che passa, passa per non tornare più. Probabilmente non tornerà mai più neppure questa città come l’avevamo conosciuta anni fa, la Bologna sociale di una volta è ormai diventato un non luogo dove si può morire di freddo sotto un ponte senza che se ne accorga nessuno. La modernità, per dirla con Bauman, continua a sfornare senza sosta “persone inutili” e la precarietà non ha di certo unito chi la soffre, tutt’altro: un inarrestabile processo di frammentazione sociale è tuttora in atto.  E noi non sappiamo più cosa fare. Noi lavoratori del sociale, chiamati a presidiare luoghi di cura ormai quasi completamente svuotati di senso e di danari. Simboliche sentinelle di uno stato sociale che continuano a molestare. Dopo tante belle promesse, nell’ultima legge di stabilità il welfare è stato completamente snobbato, si continuano a finanziare aerei e navi militari e si lasciano sulla strada i nostri minori, i nostri ammalati. Vorrà dire che partiremo tutti per una bella guerra e che se poi ci faremo male non avremo nemmeno i soldi per un cerotto. Ma che andassero a cagare!
Preferiamo rivolgerci ai tanti colleghi che un po’ ovunque in giro per la penisola, da Milano a Reggio Calabria, hanno aperto presidi di salvaguardia del poco welfare rimasto a tutela dei più deboli e in difesa di quel minimo di dignità contrattuale che deve avere ogni mestiere. A tutti loro auguriamo feste piene di nuovi incontri e di vino buono e un anno nuovo ancora in prima fila perché per noi Educatori contro i tagli che siamo nati nella lotta, vivere e lottare sono spesso la stessa cosa. Un grande che di recente se n’è andato via, Lou Reed, diceva che la vita è ingiusta, bella e inevitabile. Non possiamo che assecondarla.
E allora buone feste soprattutto alle persone inutili, agli esuberi e alle eccedenze di questa società avara ed ingorda, ai sassolini negli ingranaggi dei poteri forti, alle anomalie, a chi fa si che le cose non si mettano mai a posto del tutto, a chi non s’arrende alla rassegnazione. Buone feste a Nelson Mandela, ovunque lui sia.
Buone feste colleghe e colleghi, compagne e compagni.
Eduardo Galeano ha scritto “L’utopia è come un punto dell’orizzonte, cammini e non arrivi mai. Man mano che ti avvicini si sposta… e allora a che cosa serve? Serve esattamente a questo: a continuare a camminare”.

Educatori contro i tagli


domenica 22 dicembre 2013

"SIGNORE E SIGNORI IL WELFARE E' SPARITO!" TORNA A GENNAIO 2014. BUONE FESTE!

La nostra trasmissione "Signore e signori il welfare è sparito!" ritorna a gennaio 2014. Link dove potete riascoltare le nostre puntate e interviste:https://soundcloud.com/radiokairos/sets/signore-e-signori-il-welfare. Vi auguriamo buone feste e un arrivederci all'anno nuovo! Stay Tuned 
(la redazione di "Signore e signori il welfare è sparito!"-Radio Kairos)

mercoledì 4 dicembre 2013

SABATO 7 DICEMBRE ORE 20 "FESTA DELL'ORGOGLIO EDUCATIVO". VI ASPETTIAMO....

Ritorna la nostra Festa dell'orgoglio educativo (NO CUT PARTY) sabato 7 dicembre dalle ore 20 al TPO, per socializzare e sostenere il coordinamento educatori contro i tagli e la Rete Nazionale degli Operatori Sociali. 

Ore 20: aperitivo, stuzzichini e buona musica
ore 22 LIVE: open act ETNIA SUPERSANTOS (Bologna)
Special guest: "CUT" (Bologna)

Dj set:
Dj Stoned (Rock e derivati)
Dj Rox (Etno, Ska, Reggae..)

Ingresso 3 euro

Sarà presente una postazione internet per firmare la nostra petizione "Diamo valore al lavoro educativo" per raggiungere l'obiettivo delle 1000 firme.

Vi aspettiamo, come sempre, numerosi!!
L'EDUCAZIONE NON SI VENDE, SI DIFENDE!!




domenica 17 novembre 2013

NOSTRO ARTICOLO: STORIE DI TAGLI E DI RIMBORSI. DI OPERATORI SOCIALI E DI CONSIGLIERI REGIONALI.

Storie di tagli e di rimborsi. Di operatori sociali e di consiglieri regionali.
Non ci è mai piaciuto il populismo a basso costo e tanto meno ci uniamo a chi, dopo aver ossequiato per anni i potenti di turno ora, esibendo all’improvviso un immacolato candore, li vorrebbe tutti appesi in piazza. E ci restano intatte tutte le perplessità di fronte allo scontato e demagogico sbraitare dell’arringa folle del momento che volendo abolire il finanziamento pubblico alla politica di fatto la vuol consegnare nelle mani del miliardario di turno (e noi non abbiamo ancora conosciuto un miliardario che faccia gli interessi degli ultimi). In questo paese non sempre la società civile è migliore dei rappresentanti politici che si sceglie. Anzi. Ma dopo gli scandali emersi in questi giorni in seguito all’inchiesta della magistratura sulle spese pazze in regione, qualche domanda agli eletti nel consiglio regionale dell’Emilia-Romagna la vogliamo ugualmente porre. Come pensate si sentano gli operatori sociali che si vedono ripetere quotidianamente dagli amministratori locali “non ci sono soldi” “qui si deve tagliare” “le risorse sono finite” e così via? Come pensate si sentano gli operatori sociali che si vedono costretti a giustificare ogni giorno al millesimo scontrini, city pass, chilometri, per averne spesso a rimborso neppure la metà dello speso? Come pensate si sentano gli operatori sociali che leggono di cene luculliane da Rodrigo, di beneficienze finte almeno quanto chi le fa, di appassionati week end a Venezia, di doppi rimborsi viaggio (almeno fino a quando la normativa lo consentiva), come pensate si sentano quegli operatori sociali cui la politica economica non riesce neppure oggi a corrispondere i 30 euro lordi della prima tranche del rinnovo del CCNL delle cooperative sociali prevista per il 1 Gennaio 2012? Come pensate si sentano? Una vostra cena tra due o al massimo tre commensali a “Le Calandre” (euro 689) equivale a 222 ore di Borse Lavoro. Come pensate si sentano quei disoccupati, quei poveracci che si rivolgono ai Servizi per mendicare qualche ora in più di stage a 3,10 euro nel vano tentativo di attenuare la propria disperazione? Queste domande le rivolgiamo innanzitutto ai consiglieri dei partiti di sinistra, l’area politica cui facciamo riferimento. Questa volta non aspetteremo il risultato dell’inchiesta della magistratura per esprimere la nostra indignazione. Ci interessa relativamente la rilevanza penale o meno di certe spese, qui si vuole parlare di etica politica, di principi morali. Sono passati quasi quarant’anni da quando Enrico Berlinguer mise i suoi uomini di fronte alla “questione morale”, purtroppo sono passati invano. Non ce ne vogliano i nostri rappresentanti in regione, ma noi preferiamo la filosofia di rappresentanza incarnata da Pepito Mujica, presidente dell’Uruguay a 900 euro al mese. Evidentemente in altre latitudini la politica low cost è possibile, dare l’esempio è possibile.
Educatori contro i tagli

mercoledì 23 ottobre 2013

PODCAST TRASMISSIONE "SIGNORE E SIGNORI IL WELFARE E' SPARITO!" 22/10/2013:


Podcast della nostra trasmissione "SIGNORI E SIGNORE IL WELFARE E' SPARITO!" del 22 ottobre 2013. Casalecchio di Reno (Bo): aggiornamenti sul tavolo di trattativa tra ASC Insieme, organizzazioni sindacali e cooperative, con intervista a Fabio Perretta (Sindacato USB). Coordinamento Nazionale di lotta dei lavoratori sociali, verso il terzo incontro il 27/10 a Firenze, a che punto siamo e quali prospettive per il futuro? Ne parliamo con Fabrizio (Educatori senza diritti – Milano) e Lisa C. (Operatrice Sociale - Firenze).    

sabato 19 ottobre 2013

POSTIAMO NOSTRO ARTICOLO RIFERITO ALLA SITUAZIONE DI ASC INSIEME "SERVIZI SOCIALMENTE INUTILI".


SERVIZI SOCIALMENTE INUTILI ?

 

La recente intervista che la Dott.ssa Scoccati, Direttrice Responsabile di ASCInsieme, ha concesso al programma radio “Signori e signore il welfare è sparito!”, contiene almeno un paio di spunti rilevanti che meritano qualche ulteriore considerazione. Il primo è la dichiarazione che, a fronte di un taglio lineare che fonti sindacali e interne alle cooperative quantificano intorno al 13%, la reale riduzione, trasversale ai tre lotti della gara d’appalto (rispetto all’ultima gara, non al momento in cui ASC ha rilevato i servizi dalla gestione precedente, è bene qui ricordarlo) sarebbe del 3,7%. La Responsabile di ASC ha pure aggiunto che trattasi di riduzione del fatturato, il numero delle ore educative (e dunque dei posti di lavoro) che verranno a mancare potrà essere dedotto solo dalle cooperative coinvolte. Ci pare evidente che qualcosa non torni. Le cooperative che operano sul territorio del distretto lamentano pubblicamente la persistente diminuzione dell’impegno orario dei propri dipendenti praticamente su tutti i servizi: la fatica che si vive all’interno delle organizzazioni cooperative per un sempre più impraticabile ricollocamento del personale appare in palese dissintonia con un dato come quello del 3,7%.

Ora, pur sapendo bene che come diceva un noto economista i numeri sotto tortura alla fine finiscono sempre per confessare, a noi che non siamo sociologi e tanto meno esperti in statistica, a noi che i tagli li sentiamo belli e profondi sulla nostra pelle e non in percentuali scritte su documenti che il più delle volte finiscono nei cestini ancora prima di essere smentiti, ebbene, ci si perdoni ma a noi non sembra che un educatore al posto di due (centro socio-educativo di Savigno) non sia un taglio, che la chiusura di un centro socio-educativo (Casalecchio) non sia un taglio, che la sostanziale scomparsa delle ore di programmazione nello scolastico (sono stati “salvati” 17 minuti alla settimana!) non sia un taglio. E poi non ci sono solo le ore perse per i lavoratori, la conseguenza di queste politiche è l’inevitabile, ancorché disconosciuto dalla responsabile ASC, svilimento qualitativo dei servizi in favore della cittadinanza che più ne ha bisogno. Parliamo da tecnici ora: esiste una soglia di intensità oraria e di personale sotto la quale un servizio non ha più senso di esistere se non come grottesca ostentazione di “un fare” che non comporta l’approdo a nessun processo evolutivo possibile, che non ha cioè nulla di sensatamente educativo. In sostanza, una figurina da esibire in qualche convegno o in qualche tavolo di trattativa.

La seconda cosa di rilievo emersa dall’intervista è il tentativo di legittimare la riduzione degli interventi richiamando il tema consueto di una generica “riorganizzazione dei servizi”, in particolare quelli in favore dei minori in condizione di svantaggio socio-culturale. La responsabile di ASC fa riferimento in particolare all’esperienza di Savigno, ma il giochetto di sostituire la locuzione “prevenzione del disagio” con quella apparentemente più spavalda di “promozione dell’agio” l’abbiamo, ahinoi, ampiamente visto e sperimentato a Bologna. Chiedete ad uno qualsiasi degli operatori degli Anni Verdi bolognesi com’è andata a finire. Siamo tutti per l’integrazione tra agio e disagio, ci mancherebbe, ma il lavoro dell’educatore ha a che fare con i processi di integrazione, non appartiene alla sfera del magico e dell’improvvisato, ma a quella delle scienze umane. I ragazzi che hanno problemi di relazione e di socializzazione si inseriscono all’interno dei normali centri di aggregazione giovanile solo dotandoli degli strumenti necessari per farlo, altrimenti rimangono esclusi dentro il gruppo, sai che successo pedagogico! Ingigantire il loro senso di inadeguatezza e poi chiamare questa roba integrazione. Ecco cosa fanno gli educatori, esattamente il contrario: danno a questi ragazzi quegli strumenti e li insegnano ad usare, combattono discriminazioni e sofferenze relazionali, li aiutano a diventare adulti responsabili provando a toglierli dai parcheggi esistenziali in cui vengono regolarmente ricacciati. Per farli giocare a pallone basta e avanza il pur meritorio lavoro di un oratorio sufficientemente sensibile alle diseguaglianze sociali. 

E comunque a noi resta il sospetto, la Dott.ssa Scoccati non ce l’ha levato, che le politiche sociali ormai siano in mano agli “sforbiciatori” delle ragionerie pubbliche e non alle visioni progettuali che la politica, per potersi almeno definire tale, dovrebbe sempre avere. A maggior ragione in tempi di crisi economica.

Questi sono i motivi che ci inducono a guardare con grande attenzione al tavolo di trattativa che si riunirà il 21 Ottobre e che vedrà coinvolti, insieme alle rappresentanze sindacali, i politici dei comuni del territorio, l’amministrazione di ASC e i referenti delle cooperative interessate. In particolare, chiediamo ai rappresentanti dei sindacati di respingere al mittente le eventuali, usuali e lacrimose spiegazioni sull’inevitabilità del ridimensionamento dei budget a disposizione dei servizi e nel caso, di promuovere forme di lotta appropriate.

Comunque vada a finire, per il dopo noi ci siamo.

 

Educatori contro i tagli



Per approfondimenti:
 

Link audio: intervista Dott.ssa E. Scoccati (Direttore generale ASC Insieme) dalla trasmissione “Signore e signori il welfare è sparito!” https://soundcloud.com/radiokairos/intervista-dott-ssa-e

 

Link audio: intervista Giorgia G. (Educatrice distretto ASC Insieme) dalla trasmissione “Signore e signori il welfare è sparito!” https://soundcloud.com/radiokairos/intervista-lavoratrice-asc

 

Link audio: intervista Salvatore D.C. (Educatore distretto ASC Insieme) dalla trasmissione “Signore e signori il welfare è sparito!” https://soundcloud.com/radiokairos/intervista-a-salvatore

 

mercoledì 9 ottobre 2013

POSTIAMO ARTICOLO "DOPO LAMPEDUSA" DI PAOLO COCEANCIG:

Dopo Lampedusa

8 / 10 / 2013
di Paolo Coceancig degli “Educatori contro i tagli”

Lampedusa. Mi ha colpito, nell’articolo di Adriano Sofri sulla “Repubblica”di Venerdì, il passaggio speranzoso in cui l’autore è incline a pensare che anche il più ostile tra di noi all’accoglienza dei migranti, nel momento in cui si trovasse in prima persona di fronte a uno di loro in condizione di pericolo, probabilmente non esiterebbe nel portargli soccorso. In sostanza l’affermazione che la visione politica personale (intesa banalmente come l’insieme delle idee che ognuno di noi ha sull’organizzazione socio-economica della società e sui cambiamenti che vi vorrebbe apportare) e l’esistenza che viviamo nel concreto quotidiano non sono la stessa cosa, non vanno di pari passo, seguono processi mentali diversi. Di conseguenza a me viene quasi naturale la seguente riflessione: qualsiasi legge di cui uno stato possa dotarsi per respingere (che spaventoso linguaggio usato con cotanta disinvoltura dalla destra nostrana) la massa di disperati che bussano alle nostre porte non può nulla di fronte all’incalcolabile bisogno che obbliga a partire chi ha fame, chi fugge da una guerra, chi non ha scelta. Non può nulla un esercito, figuriamoci due righe scritte su carta dallo sciovinismo pacchiano di un paio di mediocri legislatori. La Bossi-Fini, se da un lato non è stata nient’altro che un tentativo patetico e arrogante d’imbrigliare il vento, dall’altra si è rivelata una preziosa arma in più nelle mani di organizzazioni criminali nazionali e internazionali che ancora ringraziano la lungimiranza dei nostri governanti per l’impennata dei ricavi alla voce tratta degli schiavi. Si quantifica che nel mondo ci siano 270.000.000 di persone in procinto di muoversi dai loro paesi d’origine. L’evento è epocale, non si affronta con due motovedette in più nel Mediterraneo o con il rafforzamento di Frontex, l’agenzia europea deputata al controllo delle frontiere, invocato da Napolitano. Tra l’altro, il solo pensiero che un fenomeno così vasto e travolgente possa essere affrontato con il rinforzo dei dispositivi di respingimento, continuando così a vendere agli spaventati elettori la favola del potere della dissuasione, fa sorridere e venire il voltastomaco allo stesso tempo. Un uomo che ha fame si dissuade solo permettendogli di mangiare. E poi, in tutti questi anni le abbiamo pur ben esibite al resto del mondo le nostre meravigliose forme di vita neoliberista. Con quale faccia possiamo ora raccontare al pastore maliano o al contadino eritreo che quelle forme sono esauste, prossime al capolinea? Non abbiamo i loro indirizzi mailper avvisarli di star lontani, di andare a morire da un’altra parte, lontano dai nostri occhi.
Ecco, perché il punto è proprio questo. La fine irreversibile di un sistema che, dopo essersi nutrito per quasi cinquant’anni del vantaggioso confronto con l’assolutismo comunista dell’est europeo, alla scomparsa del pericolo rosso ha accelerato in senso ultraliberista la sua vocazione insaziabile al profitto ad ogni costo, compiacendosi della sua boriosa supremazia. Il neoliberismo moderno che è prosperato soprattutto grazie alla libera circolazione delle merci (l’unica globalizzazione veramente riuscita) prova oggi pateticamente a sopravvivere ostacolando quella delle persone.
Che fare? Sono pienamente d’accordo con quanto scritto oggi da Andrea Segre sul suo blog: creare immediatamente le condizioni per permettere a tutte le persone che fuggono dalla fame e dalle guerre di spostarsi legittimamente, azzerando così il rischio che tragedie come quella di Lampedusa si ripetano all’infinito. Gli innocenti devono avere sempre e ovunque diritto alla protezione. Reinvestire l’enorme mole di denaro sperperato inutilmente nei dispositivi di repressione (che vergogna i Centri di identificazione ed espulsione e la militarizzazione delle acque) nella realizzazione di percorsi amministrativi e operativi di migrazione legale. Non si tema, non verranno tutti qua, passeranno soltanto e poi, insieme al nostro esercito di giovani senza prospettive, se ne andranno altrove. Già accade: sono pochi quelli che si fermano, meno di quelli che muoiono ogni giorno nel deserto, in mare, nei campi di raccolta libici. E’ un processo culturale prima che politico quello che serve. A noi più che a loro e probabilmente serve che passi più di qualche generazione. Ma da subito bisogna rimettersi a creare idee alternative di organizzazione economica e sociale, questo dovrebbe fare la buona politica: progettare nuove forme di società. E farlo in senso maggiormente comunitario, ridare attualità alla parola solidarietà, in disuso ormai da decenni, e farlo non per patetico buonismo, ma per la nostra stessa sopravvivenza. Farlo prima che sia troppo tardi.
L’organizzazione socio-economica dei territori va modificata radicalmente: nessuno può seriamente pensare che da questi passaggi epocali usciremo come prima, come se nulla fosse accaduto. Questa è la vera responsabilità della politica oggi: ogni tentativo di riformare questa deteriorata società dei consumi ad oltranza è una mera illusione, una pericolosa perdita di tempo prezioso sottratto all’ineludibile stagione della ridefinizione delle nostre priorità.
Ero straniero e mi avete accolto si legge sul vangelo, per ora qui da noi continuano a spadroneggiare laici individualisti e “cristiani da pasticceria”.
Il tempo sta per scadere, ma cambiare si può. Si deve.
Altrimenti la storia continuerà implacabile il suo giro, oggi tocca a me e domani tocca a te, con noi italiani disperati che prima o poi torneremo, come all’inizio del secolo precedente, di fronte alla costa spagnola su di un piroscafo chiamato Sirioe moriremo in più di cinquecento, la storia beffarda pronta a rimetterci da un giorno all’altro sulla sponda sbagliata del Mediterraneo, costretti magari ad affidare la nostra salvezza alla clemenza di un peschereccio tunisino di passaggio. La solita vecchia e insopportabile storia: la carità al posto del diritto.

(Fonte: http://www.globalproject.info/it/in_movimento/dopo-lampedusa/15377)

domenica 8 settembre 2013

CASALECCHIO DI RENO: ASC INSIEME, ANNO NUOVO VITA VECCHIA!

 
 
CASALECCHIO DI RENO: ASC INSIEME,  ANNO NUOVO VITA VECCHIA!
 
Ci risiamo! Eccoci arrivati a settembre, a pochi giorni dalla ripresa dei servizi educativi e di sostegno scolastico e di nuovo molte nubi e tagli pendono, come la spada di Damocle, sopra la testa degli educatori del distretto Asc Insieme.
Pochi mesi fa in un editoriale il sindaco di Casalecchio Simone Gamberini scriveva “Il Consiglio Comunale nel mese di giugno ha approvato il bilancio preventivo dell’Azienda Consortile Insieme: con uno stanziamento di oltre 3.200.000 euro siamo riusciti ad incrementare le risorse disponibili per i servizi sociali. Il bilancio 2013 è ancora una volta, infatti, un bilancio a decisa connotazione sociale. Abbiamo mantenuto invariata l’offerta dei servizi per l’infanzia e per il sociale……Abbiamo mantenuto invariate rispetto al 2012 le tariffe per tutti i servizi alla persona, dalla scuola al sociale”, certamente leggendo l’editoriale si prospetta un Welfare più equo ed inclusivo. Anche la parlamentare M. Fabbri, nonché presidente onorario di ASC Insieme, punzecchiata su face book in merito al modus operandi di ASC, risponde “Credo che di creatività positiva ne abbiamo messa. Il nuovo contratto riconosce gli aumenti contrattuali, riconosce la mensilità fissa con conguaglio finale piuttosto che il pagamento a ore, le ore non lavorate non vanno a risparmio ma servono a finanziare altri progetti x tempo o libero o estivi.
Ci si è inventati l'educatore di plesso. Siamo intervenuti per verificare meglio l'appropriatezza della spesa, non vorrei che sia questo che non va bene. Se in giro si trova di meglio siamo disponibili al confronto, non abbiamo la pretesa di essere infallibili. Confronto che abbiamo sempre tenuto e ancora teniamo con le organizzazioni sindacali e con chi ce lo chiede. Poi credo che dobbiamo avere tutti la consapevolezza di non essere in un periodo di vacche grasse, ma in uno in cui si cerca di fare le nozze con i fichi secchi.”!
E noi abbiamo risposto "Non si può non rispondere che è merito anche nostro che di quei servizi abbiamo sempre cercato di salvarne la qualità: sono state le nostre pressioni e quelle dei sindacati a “salvare il salvabile” dalle nostre parti, non certo la creatività dei vostri “democratici” tagliatori di teste. A fronte poi di questo contentino contrattuale ai lavoratori, come possiamo secondo lei chiamare i tagli ai servizi del lotto 4 che riguardano immigrati, sostegno genitoriale, sociale ed educativo a donne sole con minori, educazione al lavoro, gruppi socio educativi per la prevenzione al disagio minorile ed educativa di strada? Rimodulazione? Poi smettiamola di definirci i più virtuosi per giustificare il progressivo scivolamento in basso del modello del welfare emiliano: per esempio, non basta certo dire che in molti paesi africani o mediorientali la condizione femminile è peggio che da noi per lavarci le mani di fronte all’arretramento palese e apparentemente irrefrenabile che il diritto della donna sta subendo nel nostro paese. Quello che non ci torna è perché, ormai a distanza di anni, pur di fronte alla generale insoddisfazione (famiglie, cittadini, operatori, operatori di ASC compresi, provi a chiedere nelle stanze di Via Cimarosa un moto di sincerità rispetto alla gestione dei servizi sul distretto e ne sentirà delle belle) solo gli amministratori e i politici continuino a difendere un modus operandi che nella forma può apparire orizzontale e un tantino anche “freakettone” ma nella sostanza è verticistico e pressappochista"!
Purtroppo notiamo, anche, come tra le parole e i fatti ci sia un’impressionante discordanza visto che dalla partenza del nuovo appalto su alcuni lotti c’è stato, di fatto, un taglio di almeno il 30% delle ore se non addirittura la chiusura di alcuni servizi. Inoltre apprendiamo con sorpresa che anche quest’anno a pochi giorni dalla ripresa dell’anno scolastico, magia, verrà fatto un altro taglio del 10% circa sulle ore di educativa scolastica. Ovviamente tutto questo all’insaputa di tutti (famiglie ed operatori). Non possiamo non ricordare le parole di una mamma combattiva di Casalecchio la sig.ra Marialba che durante un intervento nella trasmissione radio “Signore e signori il welfare è sparito!” disse “Il bambino non è coperto per l'intero orario scolastico: da settembre a Natale si susseguono continue promesse di intervento e di risoluzione del problema, da Natale a pasqua si fanno riunioni e da pasqua a fine scuola il problema è risolto ma evidentemente si son buttati via quasi due terzi dell'anno scolastico. Ma anche a problema apparentemente risolto le problematiche persistono gli orari sono spezzettati con diverse persone che girano sul bambino e alle esigenze del disabile vengono messi davanti problemi economici e contrattuali. E' difficile per un genitore capire queste ragioni e vorrei aprire un dibattito su una bella parola che ultimamente ha riempito la bocca a diverse persone a riunioni alle quali ho partecipato: condivisione, condivisione è stata riportata recentemente dal Dott. Angelo Floritti, condivisione è stata di nuovo rimarcata dalla Dott.ssa Scoccati e dall'onorevole Marilena Fabbri nonché da varie Associazioni Territoriali, condivisione? Bella parola, in pratica inesistente, le famiglie continuano ad essere lasciate fuori da tutte le decisioni o a essere chiamate per progetti già decisi.”.
Ecco questa è la realtà di un distretto come quello di Casalecchio che con le parole costruisce castelli di sabbia e che nella realtà non vuole condividere e ascoltare le proposte degli educatori e delle famiglie. Non abbasseremo la guardia di fronte a questo ennesimo attacco al sistema welfare e alle ore degli educatori, difenderemo come sempre la qualità dei servizi educativi e la dignità del nostro lavoro, vogliamo sia chiaro che di fronte al nulla ebbene nulla abbiamo da perdere e continueremo a non demordere. Ci chiediamo perché ASC Insieme abbia paura a fare un vero confronto aperto con la cittadinanza e con gli educatori accettando anche le critiche, senza porre veti e minacce, d’altronde ricordiamo a tutti, anche ad ASC che la Costituzione prevede la libertà di espressione e di pensiero , o no?
 
“Educatori contro i tagli”
 
Articoli di rifermento: da Casalecchio Notizie N° 3 luglio-agosto 2013 e dal blog educatoricontroitagli.blogspot.com
 
 
 
 
 
 

NOSTRA PETIZIONE "DIAMO VALORE AL LAVORO EDUCATIVO". FIRMALA ANCHE TU.


Perché è importante


Educatori uniti contro i tagli

Chiediamo agli abitanti della Provincia di Bologna di sottoscrivere, tramite una raccolta firme, le seguenti richieste, che intendiamo sottoporre alle Amministrazioni del nostro territorio.
Vogliamo porre una serie di rivendicazioni da portare avanti in virtù dell’attuale situazione dei lavoratori e degli utenti dei servizi sociali.

Chiediamo una presa di posizione e di responsabilità alle amministrazioni pubbliche, di fronte a situazioni vergognose, che spesso vengono silenziosamente avallate. Una percentuale sempre maggiore di servizi educativi è gestita dal terzo settore attraverso appalti, contratti di servizio e accreditamenti, all’interno di un contesto di precarietà, che contraddistingue da sempre i lavoratori del privato sociale e gli utenti di questi servizi, per i quali l’estate è probabilmente il periodo più critico. Su questi soggetti si riversano le conseguenze delle trattative al massimo ribasso fra amministrazioni e cooperative. Attraverso la subalternità completa alle esigenze di risparmio degli enti committenti, assistiamo a una continua demolizione del sistema dei servizi sociali, in un circolo vizioso in cui a rimetterci sono i lavoratori, ma anche l'intera parte della cittadinanza che usufruisce di tali servizi, nei quali si assiste parallelamente o ad un calo della qualità o addirittura al taglio totale degli interventi.

Crediamo fermamente che la civiltà di una società si misuri dall'attenzione con cui si sostengono i bisogni dei soggetti più deboli, in un territorio storicamente attento a questi aspetti come quello bolognese, speriamo di poter innescare un'inversione di tendenza che porti a valorizzare questa cultura ed eviti il suo progressivo smantellamento.

FIRMA LA PETIZIONE:

 

Noi Educatori uniti contro i tagli chiediamo: che all’interno di tutti le gare d’appalto rivolte ai soggetti del terzo settore per l’affidamento e la gestione di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e ludico-ricreativi dei comuni della Provincia di Bologna venga inserito l’obbligo di applicazione da parte dei soggetti partecipanti del Contratto Collettivo Nazionale delle cooperative sociali e degli accordi integrativi locali; che vengano attivati gli strumenti previsti dagli statuti comunali e provinciali per garantire il diritto alla partecipazione alle scelte politiche da parte degli operatori del sociale; che le Amministrazioni locali sorveglino perché agli operatori dei suddetti servizi venga applicata una retribuzione su base mensile e non a ore.    
 
Importante link dove firmare la petizione:
 
Educatori Uniti Contro i Tagli
 

domenica 1 settembre 2013

POSTIAMO ARTICOLO "EDUCATORI SENZA TITOLO" PER APPROFONDIRE LA QUESTIONE DEI TITOLI ANCHE A LIVELLO NORMATIVO.

Educatori senza titolo
25/01/2013
Spesso viene richiesto se le mansioni da affidare agli educatori senza titolo possano essere le stesse degli educatori professionali, anche in considerazione del diverso inquadramento loro riconosciuto dal ccnl della Sanità privata (posizione B3, B4, ovvero C - a seconda dell’anzianità di servizio e del possesso o meno del diploma di scuola media superiore - per gli “educatori senza titolo specifico” e posizione D per gli “educatori professionali”).
La soluzione muove dalla vicenda relativa all’istituzione del profilo dell’educatore professionale avvenuta con decreto Ministeriale n.520 dell’8 ottobre 1998, il quale ha provveduto a descrivere minuziosamente i compiti di tale figura.
Segnatamente, il suddetto decreto ha stabilito che l’educatore attua specifici progetti educativi e riabilitativi nell’ambito del progetto terapeutico elaborato da un’equipe multidisciplinare, volti ad uno sviluppo equilibrato della personalità con obiettivi educativo/relazionali in un contesto di partecipazione e recupero alla vita quotidiana ed in particolare:
- cura il positivo inserimento o reinserimento psico-sociale dei soggetti in difficoltà;
- programma, gestisce e verifica interventi educativi mirati al recupero ed allo sviluppo delle potenzialità dei soggetti in difficoltà per il raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia;
- programma, organizza, gestisce e verifica le proprie attività professionali all’interno di servizi socio-sanitari e strutture socio-sanitarie-riabilitative e socio educative, in modo coordinato e integrato con altre figure professionali presenti nelle strutture, con il coinvolgimento diretto dei soggetti interessati e/o delle loro famiglie, dei gruppi e della collettività;
- opera sulle famiglie e sul contesto sociale dei pazienti allo scopo di favorire il reinserimento nella comunità;
- partecipa ad attività di studio, ricerca e documentazione finalizzate agli scopi sopra elencati;
- contribuisce alla formazione degli studenti e del personale di supporto, concorre direttamente all’aggiornamento del relativo profilo professionale.
A seguito dell’entrata in vigore del suddetto decreto è sorta presso le strutture socio sanitarie la necessità di contemperare il rispetto della nuova normativa con la salvaguardia del posto di lavoro degli operatori che - ancora prima dell’emissione delle nuove disposizioni legislative - erano stati impiegati in mansioni educative invero molto simili a quelle assegnate dallo stesso.
A prescindere dal diverso livello di inquadramento, già sopra evidenziato, per quanto attiene alle mansioni la normativa contrattuale contenuta nel ccnl Aris precisa che le qualifiche della posizione economica C comportano - tra le altre - <<funzioni educative mirate al recupero ed al reinserimento di soggetti portatori di menomazioni psicofisiche>>.
Comparando queste mansioni con quelle indicate dal D.M. 520/1998 e sopra descritte, emerge chiaramente come la distinzione tra gli educatori senza titolo e quelle degli educatori professionali riguardi in effetti solo il diverso inquadramento e non già le funzioni, le quali sembrano avere, invece, un contenuto sovrapponibile.
Quanto sopra ha trovato conferma in una nota del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali n.839 del 2008, in cui quest’ultimo - rispondendo ad un interpello formulato dall’ARIS in merito alla possibilità per gli educatori senza titolo specifico di svolgere le medesime mansioni degli educatori professionali - ha confermato che gli educatori inquadrati in carenza di titolo, sempre perdurando la loro condizione di figure ad esaurimento, “possono continuare a svolgere le medesime mansioni degli educatori professionali di cui al D.M. 8 ottobre 1998, n. 520”.
Fermo restando quanto sopra dedotto e confermato dalle precisazioni ministeriali, resta valido in ogni caso il diverso inquadramento che è pienamente giustificato in virtù del mancato possesso da parte degli educatori senza titolo del diploma di laurea oggi richiesto dalla normativa vigente per lo svolgimento di funzioni educative.
In proposito il Tribunale di Trapani, con la sentenza n. 486/2009, emessa in una controversia patrocinata dallo scrivente studio, ha precisato testualmente che “il difetto del titolo professionale non costituisce un mero accidente formale: il possesso di un titolo specifico qualifica in modo diverso la stessa prestazione lavorativa, giustificando e fondando la distinzione ed il superiore inquadramento”.
 

martedì 20 agosto 2013

"SIGNORE E SIGNORI IL WELFARE E' SPARITO!" TORNA A SETTEMBRE SU RADIO KAIROS.



Vi ricordiamo che la trasmissione radio "Signore e signori il welfare è sparito!" torna a settembre sulle frequenze di Radio Kairos 105,85 fm e sul sito www.radiokairos.it  L'unica trasmissione condotta e realizzata da educatori ed educatrici che parla di Welfare e da voce alle lavoratrici e lavoratori del welfare, alla società civile e alle famiglie. Per continuare a parlare del welfare che non c'è più, dello smantellamento dei servizi sociali e dei problemi degli operatori sociali. Potete collaborare con la nostra redazione inviandoci interviste, servizi o testimonianze (massima durata 5 minuti) per raccontarci ciò che succede nelle vostre realtà, inviandole all'indirizzo email educatoriuniti2011@gmail.com oppure contattandoci anche alla nostra pagina facebook Educatori Educatoricontroitagli (Coordinamento). Tenetevi aggiornati.............Stay tuned

Redazione radio "Signore e signori il welfare è sparito!"

lunedì 12 agosto 2013

"EDUCATORI SENZA TITOLO": POSTIAMO ARTICOLI PER CAPIRE COME STA INTERVENENDO LA REGIONE SARDEGNA. E L'EMILIA ROMAGNA COSA FARA'?


Il profilo dell'educatore professionale: un groviglio che si può sciogliere - Giorgio Pintus -


Pubblicato da Redazione il 26 luglio 2011

 

Un contributo sulla complicata questione del riconoscimento dell'educatore senza titolo, nello scenario riaperto dall'Accordo tra Stato, Regioni e Province autonome dell'11 febbraio 2011.

Nel corso del recente dibattito in Consiglio regionale sull’approvazione della legge del 14 luglio 2011 sul personale, la Giunta regionale della Sardegna ha depositato un emendamento sul profilo dell’educatore che - per quanto abbiamo capito - se posto in discussione e approvato, avrebbe determinato un blocco nel lavoro di numerosi servizi sociali e la messa a rischio di centinaia di posti di lavoro.

In sintesi, l'emendamento della Giunta (in allegato), fortunatamente non portato in votazione, prevede che gli educatori non provvisti dello specifico titolo possano lavorare solo fino al 31 dicembre 2015 e “solo nella struttura socio-assistenziale o nel servizio territoriale in cui si svolge l’attività lavorativa alla data dell’approvazione della presente norma.”

Vogliamo sperare che la mancata messa in votazione dell’emendamento sia il sintomo di un ripensamento, seppure tardivo e non, invece, di un differimento solo tattico, magari suggerito dalle asprezze del confronto instauratosi sul tema della stabilizzazione dei precari.

Avendo ascoltato l’opinione di alcune imprese sociali, dirigenti di associazioni cooperativistiche e sindacalisti del settore pubblico, emerge la ragionevole e condivisa certezza che l’unico effetto di tale normativa, se introdotta, sarebbe il caos nella gestione di numerosi servizi educativi e la messa a repentaglio del lavoro degli educatori “senza titolo”, senza alcun beneficio sotto il profilo del perfezionamento del loro profilo professionale.

Con queste righe desidero fornire un contributo sulla questione, confidando di contribuire alla conoscenza di un groviglio che francamente dura da troppo tempo.

Sarà poi il lettore a decidere se e come questa materia possa essere assunta come un emblema della difficoltà del nostro sistema formativo e di riconoscimento professionale nell'affrontare situazioni complesse.

Nello specifico, la condizione attuale è data dal fatto che l'educatore è formato attraverso due percorsi universitari paralleli, affidati uno al corso di laurea in Scienza della Formazione (“classe L 19 – Scienze dell’educazione e della formazione”) l'altro alla Facoltà di Medicina e Chirurgia (“classe 2 – professioni sanitarie della riabilitazione”), con l’effetto di un inevitabile problema di coordinamento, normativo e pratico, nello sbocco dei due profili nel mercato del lavoro. Un problema minimizzato in Sardegna per il semplice fatto che il corso in medicina da noi non è mai stato attivato: minimizzato ma non assente, se qualche ASL, nel recente passato, ha indetto gare d’appalto che indicavano il titolo rilasciato da medicina (di fatto non reperibile in Sardegna !) per il fabbisogno del profilo dell’educatore nei servizi oggetto d’appalto.

Nei grandi numeri, prima che il profilo dell'educatore assurgesse alla dignità del titolo di laurea, gli operatori sono stati formati attraverso percorsi diversi.

Percorsi variamente modellati a seconda dell'esperienza maturata sul campo, nella concreta partecipazione ai servizi socio-educativi magari accompagnata da intense seppure non sistematiche o non riconosciute attività formative "aziendali", passando per corsi regionali di formazione professionale, di durata e consistenza variabile, fino ai corsi attivati in passato da qualche USL.

In sostituzione dell’educatore si è fatto largamente ricorso anche al profilo del pedagogista, in taluni specifici casi a quello dello psicologo nonchè a svariati altri profili di laureati o diplomati, se accompagnati da titoli particolari (per esempio, l'abilitazione all'insegnamento) o, soprattutto, da prolungate esperienze maturate sul campo.

Quindi una gamma di percorsi e di profili, riconosciuti e non riconosciuti, adattatasi nel corso di trent'anni alle evoluzioni normative e della domanda dei servizi, nella cui vicenda si sono consumati molti silenziosi processi di esclusione, realizzate svariate alchimie contrattuali (la più esplicita rappresentata dalla distinzione tra educatori con e senza titolo nei principali contratti di lavoro del settore a partire dal CCNL delle Cooperative sociali (link), impiegate ingenti risorse destinate a diverse attività di formazione professionale di incerta finalità ma sempre motivate dalla spinta degli educatori al conseguimento di un riconoscimento definitivo dei propri status professionali.

Un processo segnato da centinaia di capitolati d'appalto di orientamento talvolta contraddittorio, per non dire delle differenti giustificazioni date da numerosi Comuni e da qualche Provincia alle proprie scelte di convenzionamento diretto e poi di “stabilizzazione” degli educatori precari.

Su tutto ciò si proietta l’ombra lunga della mancata attuazione dell’art. 12 della legge 328/2000 ("Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali") che affidava la definizione dei profili delle figure professionali sociali ad un successivo decreto del Ministro per la solidarietà sociale, mai emanato dai Governi di diverso segno che da allora si sono succeduti.

Ad evitare appesantimenti non necessari, grazio i lettori di questa nota di ogni approfondimento della norma per il riconoscimento dell'equipollenza tra i vari titoli e profili (disponibile in allegato).

Così come, per quanto riguarda l’intreccio con i temi del riconoscimento di altri profili professionali di area sanitaria, rinvio alla lettura delle principali elaborazioni dei sindacati di settore (www.fpcgil.it, www.fp.cisl.it, www.uilfpl.it).

In questo complicato scenario, il mio convincimento è che la soluzione stia nell’attuazione del meccanismo del “riconoscimento dell’equivalenza ai diplomi universitari dei titoli del pregresso ordinamento”, previsto lo scorso 10 febbraio 2011 con un Accordo della Conferenza tra Stato, Regioni e Province autonome.

Si tratta, in sintesi, di un dispositivo (già previsto da un’analogo Accordo del dicembre 2004, anche quello mai applicato) che, se e quando attuato, permetterà agli operatori che possano vantare un certo periodo di esperienza professionale e/o idonei titoli di formazione di vedere valutata, esclusivamente ai fini dell'esercizio professionale autonomo o subordinato, l’equivalenza del proprio profilo ai titoli universitari oggiAggiungi un appuntamento per oggi richiesti per lo svolgimento della funzione di educatore professionale.

Tutto ciò sulla base dei criteri e delle procedure chiaramente individuati dall’Accordo stesso (segnatamente agli artt. 2, 3, 4, 5, 6 e 7), con un ruolo attivo della Regione nell’istruttoria delle istanze individuali e nella valutazione dei corsi di formazione previsti dai precedenti ordinamenti, in forza di un decreto che dovrà essere emanato dal Presidente del Consiglio dei Ministri ai sensi dell’art. 10 del medesimo accordo.

Dovremmo auspicare che questo dispositivo, dopo essere stato condiviso dalla Regione sarda - che dobbiamo presumere sia parte attiva e propositiva del processo istituzionale che si sviluppa nell’ambito della Conferenza unificata - possa essere concretamente portato ad una rapida attuazione.

Chi scrive, essendosi occupato in una vita precedente della definizione di un accordo sindacale in materia (in allegato, vedi art. 8), aveva tentato di portare ad attuazione il dispositivo, già presente nel precedente accordo del 16 dicembre 2004, purtroppo senza un risultato risolutivo.

Non mi è dato capire perché quell'impegno non sia stato mantenuto, peraltro non potendosi sostenere che la Regione, nella scorsa legislatura, sia stata indifferente all’esigenza del rafforzamento delle competenze professionali degli operatori del Terzo settore.

Infatti, nel 2008, attraverso una qualificata iniziativa di formazione professionale (programma Auxilium), è stata realizzata un’impegnativa azione formativa, che prevedeva anche misure specifiche rivolte agli educatori, rivolta a “contribuire all’aggiornamento degli operatori del Terzo Settore e alla creazione di alcune condizioni culturali e organizzative tali da garantire un governo del sistema sociale efficace, integrato e coerente con le politiche regionali attraverso lo sviluppo di competenze professionali funzionali allo sviluppo della programmazione e valutazione delle politiche sanitarie e sociali, alla crescita organizzativa, alla modernizzazione e all’integrazione dei servizi e al miglioramento della qualità assistenziale”

Resta il fatto che, naturalmente, la partecipazione degli educatori “senza titolo” a quel percorso non potesse produrre il conseguimento di alcuna qualifica professionale.

Anche per questo, nel 2009 è stata introdotta con l'articolo 15 della Legge regionale 7 agosto 2009, n. 3 “Disposizioni urgenti nei settori economico e sociale”, una norma (elaborata dall’allora Dirigente delle politiche sociali, autorevole ed esperto quindi tempestivamente accantonato dall’attuale Giunta) con la quale, nelle more di una più ampia risoluzione del problema, si stabiliva che “gli educatori di ruolo e non di ruolo e i titolari di servizi educativi per la prima infanzia, in possesso di diploma di scuola media superiore anche ad indirizzo non educativo che hanno maturato, alla data di entrata in vigore della presente legge, almeno cinque anni di esperienza lavorativa nei servizi territoriali socio-assistenziali e/o sanitari pubblici e privati nello svolgimento delle funzioni di educatore nei settori sociale e sanitario.”

In questo scenario, si è affacciato in Consiglio regionale questo emendamento della Giunta che si colloca nella vicenda con la stessa armonia con cui un gruppo di mamuthones prenderebbe il sole ad agosto nel nostro Poetto.

Allora, con tutti presupposti, ai quali si può aggiungere la constatazione dell’assoluta sterilizzazione del processo di riforme avviato dalla precedente Giunta e, in particolare, dall’Assessore Nerina Dirindin, il sommesso suggerimento che verrebbe da avanzare alla nostra Giunta regionale è di “quieta non movere” e di attendere il DPCM di cui all’art. 10 dell’Accordo del 10 febbraio 2011.

Potrebbe bastare, insomma, che questa nostra Amministrazione continui a non dare mostra di attivismo e che - per favore – non si muova, accantoni definitivamente quell’orribile emendamento, promettendo con un solenne giurin giuretto di non infilarlo in nessuna legge di prossima discussione.

Si attenga, insomma, alla regola di quel tale che raccomandava “Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere”.

Tuttavia, nonostante tutto, da tempo ritengo che sia necessario non solo un presidio ma un rilancio delle politiche sociali in Sardegna.

E, quindi, se la Giunta fossa assalita da un tremito di ottimismo della volontà, allora potremmo immaginare che si impegni a realizzare qualche misura condivisa, compresa un’azione di accompagnamento all’Accordo del 10 febbraio e di preparazione della Conferenza dei servizi che dovrà essere indetta dal Ministero della Salute sulla base dell’art. 7 comma 5 dell’Accordo medesimo.

Un’azione che potrebbe consistere perlomeno in tre misure:

- una valutazione ed un monitoraggio complessivo dei pregressi titoli formativi rilasciati dalla formazione professionale e attualmente rilasciati dai canali di formazione universitaria, utili per lo svolgimento delle funzioni riconducibili alla figura dell’educatore professionale nel settore dei servizi sanitari, socio-assistenziali e socio-sanitari;

- un monitoraggio preliminare degli educatori senza titolo residenti nella regione, potenzialmente interessati all’attuazione dell’Accordo del 10 febbraio 2011;

- un’iniziativa di sensibilizzazione delle Università degli studi di Cagliari e di Sassari, rivolta alla successiva attivazione del “percorso di compensazione formativa”, in base ai criteri che devono essere individuati dal Ministero dell'istruzione, dell'università' e della ricerca.

Mi limito a considerare l’involontaria ironia insita nell’immagine del nostro Presidente del Consiglio chino e pensieroso sui problemi degli educatori, per cui nelle more dell’emanazione dell’atteso DPCM, “tra vidiri e svidiri, suggerirei anche che la Regione, d’accordo con le Università degli Studi di Cagliari e di Sassari, contribuisca alla realizzazione di condizioni di facilitazione didattica ed organizzativa per il conseguimento, da parte degli educatori senza titolo che ne avanzino richiesta, della laurea in Scienza dell’educazione, fondato sul pieno riconoscimento dei crediti formativi derivanti dalle esperienze professionali maturate e dai titoli formativi posseduti (per i cultori della materia, secondo le previsioni dell’art. 5, comma 7, del D.M. 270/2004 - Modifiche al regolamento sull’autonomia didattica degli Atenei).

In quest’ultimo modo, praticamente, l’Amministrazione regionale - non potendo garantire che il Governo nazionale, come in mille altri casi ben più eclatanti, attui per davvero gli impegni che pure ha già sottoscritto con le Regioni e con le Province autonome - avrebbe l’onestà di avvertire tutti gli educatori del fatto che, pur assumendo in pieno l'obiettivo di accompagnare il riconoscimento dell’equivalenza, c’è un interesse generale a porre la parola fine a questa interminabile vicenda.

Essendo chiaro a tutti che il fabbisogno di educatori oggiAggiungi un appuntamento per oggi può e deve essere sopperito, al meglio delle potenzialità del sistema, attraverso il percorso universitario vigente.

Da parte mia, auguro a tutti gli educatori (con e senza titolo) un buon periodo di studio e lavoro, in preparazione di tempi migliori.

 

( Fonte: (http://www.area89.it/post/2011/07/26/Il-profilo-delleducatore-professionale-un-groviglio-che-si-puo-sciogliere-Giorgio-Pintus-.aspx)

 

Piano formativo per educatori senza titolo


 

 

La Regione Sardegna intende dare avvio ad un piano di formazione a carattere obbligatorio, a favore degli operatori che svolgono mansioni di educatore, anche se non in possesso dei requisiti richiesti. A tal fine l'Assessorato Regionale dell'Igiene e Sanità, Direzione Generale delle Politiche Sociali, con comunicazione inviata a tutti i Comuni della Sardegna, ha avviato una rilevazione finalizzata ad acquisire il numero degli operatori in oggetto, con l'obiettivo di predisporre un percorso formativo adeguato all'acquisizione e aggiornamento delle competenze necessarie allo svolgimento delle mansioni richieste. Vista l'importanza e l'urgenza dell'iniziativa, invitiamo gli interessati a prendere contatti con le amministrazione comunali di competenza.

 

(Fonte: www.confcooperative.sardegna.it)

domenica 4 agosto 2013

COMPRA LA NOSTRA MAGLIETTA!!!


Anche quest'anno abbiamo fatto fare alcune magliette in occasione dei mondiali antirazzisti. Al momento ne sono rimaste disponibili n.6 per la taglia piccola e n. 3 per la taglia large. Il costo per ciascuna è di 10 euro. Se te ne vuoi comprare una contattaci sulla nostra pagina facebook od al nostro indirizzo di posta educatoriuniti2011@gmail.com

lunedì 29 luglio 2013

BREVE GUIDA PER CONOSCERE IL COORDINAMENTO "EDUCATORI UNITI CONTRO I TAGLI:


Coordinamento Educatori Contro i tagli Casalecchio di Reno, Bologna


 
·         chi siamo:
Uomini e donne, cittadini e cittadine,lavoratrici e i lavoratori che operano nel sociale, iscritti a sindacati o no, iscritti a partiti o no, educatrici ed educatori delle cooperative sociali colpite dai tagli al Welfare, siamo assistenti sociali, siamo operatori socio sanitari. Siamo trasversali, indipendenti da ogni istituzione, ente sociopolitico o sindacale, siamo aperti a ogni contaminazione. Siamo tante e diverse identità che insieme formano un coordinamento di educatori uniti, che, con sguardo critico, fanno attenzione all'attuale situazione delle politiche socio-sanitarie, con l'ambizione di costruire un nuovo modo di fare Welfare e di dare dignità e condizioni adeguate alla professione che svolgiamo e a coloro con cui e per cui quotidianamente lavoriamo.
 
·         qual è la nostra finalità:
Contribuire, con spirito democratico e critico, al miglioramento e al rinnovamento del sistema di Welfare e al benessere sociale collettivo e, nel contempo, dare dignità ed eque condizioni di lavoro alle nostre molteplici professionalità, valorizzando il nostro ruolo all’interno della collettività e delle comunità in cui viviamo e lavoriamo, nell’ottica dell’applicazione e del rispetto dei diritti umani e civici di tutti, soprattutto delle fasce sociale ultime e più deboli.
 
·         quali sono i nostri obiettivi:
Vogliamo renderci visibili e riconosciuti, cercare una collocazione professionale precisa all’interno del contesto lavorativo, dicendo ciò che facciamo e come lo facciamo; Aumentare il dialogo con e tra i sindacati, informarsi ed informare; unire la categoria a livello locale, provinciale, ma anche nazionale; partecipare e stimolare le discussioni politiche e istituzionali, riguardanti i servizi sociali e le condizioni lavorative degli operatori; contribuire al miglioramento della qualità dei servizi offerti; valorizzare il lavoro degli operatori e stimolare ad un miglioramento della condizione; lottare per il diritto a partecipare ad un processo culturale di miglioramento del Welfare e della nostra professione; muoverci affinché siano rispettati i diritti di ognuno, in particolare degli operatori sociali, che non sono riconosciuti in nessun modo nella loro professionalità, e delle famiglie e persone per cui ogni giorno questi lavorano con dedizione.
 
·         a chi ci rivolgiamo:
In primo luogo alle nostre colleghe e colleghi, che ogni giorno vivono sulla loro pelle le difficoltà del Welfare e delle condizioni lavorative a cui siamo sottoposti. Alle istituzioni pubbliche deputate a prendere decisioni per il rispetto della dignità e dei diritti sociali e lavorativi che spettano a noi e alle persone di cui ci occupiamo. Ci rivolgiamo a tutti gli attori ed agli interlocutori che ruotano intorno al welfare e all’universo del sociale. A tutte le persone interessate al bene comune e ai servizi sociali, a chi ci vuole ascoltare e anche a chi no. Anzi maggiormente a questi ultimi, in definitiva.
 
·         quali sono le metodologie che applichiamo:
Nel tentativo di raggiungere i nostri obiettivi applichiamo i principi della democrazia partecipativa, sia nelle nostre azioni, sia all’interno del coordinamento stesso .
 
·         quali strumenti utilizziamo:
Ci incontriamo in riunioni settimanali del Coordinamento Educatori Uniti, aperte a chi vuole partecipare e contribuire. Creiamo informazione attraverso trasmissione radio, in collaborazione con Radio Kairos;, blog, pagina facebook, mailing list, manifestazioni di lotta, occupazioni. Agiamo mettendoci in rete con altre realtà (es. coordinamento metropolitano…), intervenendo come coordinamento nei dibattiti pubblici, in eventi culturali e in momenti di socializzazione. Cerchiamo visibilità sui giornali, nei mass media, produciamo documenti, promuoviamo incontri pubblici, dibattiti, momenti di confronto tra gli operatori del territorio, della provincia, tra le istituzioni, le figure politiche e sindacali. Ancora,  organizziamo manifestazioni, mobilitazioni, eventi socioculturali, dibattiti, performance in strada.
Dove trovarci:
 
c/o T.P.O.di Bologna
Via Casarini, 17
Ogni martedi /mercoledi ( in alternanza)
Dalle 19,30 in poi
 
Blog: educatoricontroitagli.blogspot.com
face book: educatori educatoricontroitagli
trasmissione radio:”signore e signori il welfare è sparito!”il martedì alle ore 18 Radiokairos 105,85 ma anche in streaming sul sito di Radiokairos da scaricare quando volete. 
Redazione Radio : Rosario e Fabrizio ( conduzione e regia, programmazione trasmissioni);Alessandro ( conduzione, Servizi di approfondimento e ufficio stampa) ;Paolo;Stefania;Salvo;Fabrizio. ( conduzioni, regia, servizi e chiacchiere) Mariarosa ( pillole di educaweb, regia, programmazione trasmissioni  e servizi per approfondimenti) ma anche Simone, Marica, Monia;Filippo, Gabriele e tanti altri…..
 
Attivita’ svolte: 
Promozione di una bellissima manifestazione molto partecipata ( 2000 persone)  il 5 febbraio 2010 a Casalecchio di Reno senza i sindacati con appoggio di USB; 4 feste di autofinanziamento che hanno visto la partecipazione di più di 500 persone  e due aperitivi estivi; Nel 2011 abbiamo organizzato convegno su Bologna senza welfare, un confronto con la città Insieme a Panenka;la piazza educativa, assistenti sociali, scuola di italiano kalima, sportello migranti TPO, Coord. Lavoratrici nidi autoconvocate; Nell’aprile 2012 trasmissione in diretta sulle strade di Casalecchio in collegamento con una mostra sulle nostre attività e la nostra esistenza; Collaborazione col TDO ( Teatro dell’Oppresso: Krila di Bologna)  e festa con spettacolo sull’educatore al tempo della crisi; In previsione: festa di autofinanziamento e campagna di sensibilizzazione sul lavoro estivo che non c’è …..